martedì 13 novembre 2012

La Pentola In Ghisa Le Creuset

Stiamo parlando oggi di una tradizione che si tramanda fin dal Medio Evo cioè quella delle pentole Le Creuset Cast Iron rigorosamente realizzate in ghisa.

Pentola Le Creuset

Situata nella Francia settentrionale la fabbrica Le Creuset iniziò a produrre articoli di ghisa nel 1925 con un processo estremamente delicato ancora oggi, che prevede la distruzione dello stampo prima che la pentola venga lucidata e levigata a mano.
La sua fama deriva da una grande praticità ed efficacia nello stile e nel materiale e la reputazione è frutto di una alto standard produttivo.

Caratteristiche Tecniche:
La ghisa ha un doppio rivestimento smaltato che grazie al punto estremo di fusione a 800° rende la pentola eccezionalmente robusta, duratura e resistente a qualsiasi tipo di danno.
Tale processo di produzione, perfezionato con gli anni, ha costruito la sua reputazione di pentola pratica e resistente.
Prediletta degli chef, la ghisa è efficiente dal punto di vista energetico, e poichè la rifinitura è fatta a mano, ciascuna pentola è assolutamente unica.
Disponibile in tutta una gamma di colori (blu, rosso, arancione) questo modella è diventato il simbolo stesso del cibo preparato a casa e di cultura di cucina domestica.

Gamma Delle Creuset



Nonic Glass

Oggi vi propongo il classico bicchiere da pinta, il Nonic Glass. La sua sagoma familiare è un classico simbolo della cultura da pub inglese che ricorda momenti di felice e bonaria compagnia ma anche un'immagine pericolosa se associata agli hooligans. 



La sua sagoma tonda, leggermente rigonfia ma al tempo stesso classica ed elegante, rende questo bicchiere un oggetto fuori da ogni spazio e tempo. Oggi viene, purtroppo, considerato un oggetto banale e sta perdendo piede in molti bar moderni a vantaggio di modelli più moderni e associati a marchi noti di birre.



Questo semplice bicchiere fu considerato un oggetto di innovazione: il "bordo sicuro" garantiva la totale permeabilità e non si scheggiava, mentre il rigonfiamento li proteggeva da scheggiature laterali.














Il Nonic glass fu disegnato dalla Albert Pick & Company Design Team e venne prodotto in vari formati a partire dal 1914. Il rigonfiamento laterale oltre ad un banale motivo estetico era molto funzionale: quando i bicchieri venivano impilati lasciava, infatti, uno spazio tra un bicchiere e quello contenuto in modo da facilitarne la presa.

lunedì 12 novembre 2012

Apriscatole Sieger

Oggi vi parlo dell'apriscatole Sieger, un chiaro esempio di attrezzo meccanico che conserva ancora immutato il fascino funzionale che lo ha reso famoso in tutto il mondo.



Venne inventato nel 1913 da Gustav Kracht e  l'aspetto di questo utensile non fu modificato. 
Prima di allora per aprire i barattoli di latta veniva utilizzato un attrezzo molto simile ad un gancio sottile ma il Sieger, ovvero il "vincitore" nella lingua tedesca, cambiò totalmente questa operazione e la sua diffusione fu rapidissima; infatti prima dello scoppio del primo conflitto mondiale era già diffuso in tutto il mondo. 

Il suo meccanisco è costituito da una superdice lucida nichelata, il manico è quasi sempre in plastica mentre la lama e i vari ingranaggi sono in acciaio temperato, un materiale molto solido e resistente. Le sue dimensioni sono contenute varia tra i 5 e i 15 cm per una larghezza di quasi 3 cm.

L'apriscatole diventò presto l'articolo trainante della ditta, al punto da essere ancora oggi prodotto nella stessa fabbrica l'August Reutershan Company che successivamente cambiò il nome in Sieger per mostrare l'associazione tra il marchio e la ditta produttrice.

Accanto al modello originale ricordiamo: l'Eminent, il Gigant lo Zangen-Sieger e risalente al 1964 il Der Grosse Sieger - il grande vincitore. Nonostante le varianti, la versione originale è ancora oggi campione di vendite in tutto il mondo.

domenica 11 novembre 2012

Plaubel Makina

Il post di oggi è dedicato agli amanti della fotografia e delle macchine fotografiche. Oggi ne conosciamo di tutti i tipi, dalle digitali alle reflex con milioni di obiettivi e con mille e più varie applicazioni. Il mondo della fotografia, come tutto il settore tecnologico, è in grande espansione, mille e più idee e innovazioni caratterizzano l'evoluzione della macchina fotografica ma è importante guardare il passato per comprendere meglio il presente ed il futuro; ecco perché vi parlo della Plaubel Makine una delle più importanti aziende produttrici di macchine fotografiche dello scorso secolo.










La Plaubel & Co. fu fondata a Francoforte all'inizio del 20° secolo e iniziò a lanciare i suoi primi prodotti attorno al 1912. La linea proposta di macchine fotografiche Makina era caratterizzata da un design in continua evoluzione, che sopravvisse fino alla metà del 20° secolo. Nel 1975 l'azienda venne rilevata da un gruppo giapponese diretto da Kimio Doi che continuò la produzione di macchine fotografiche specializzandosi in obiettivi grandangolari,  con ben poco in comune con la linea originale di macchine fotografiche.



Il primo modello di Makina, disegnato da Hugo Schrader, fu prodotto nel 1912 e scattava fotogrammi da 4,5x6 cm. Questa macchina era un modello di precisione e tecnica, era pieghevole ed estensibile grazie ad alcuni supporti. Il design con cui questa macchina fu realizzata era frutto di grandi sperimentazioni e modifiche iniziate già alla fine dell'Ottocento. Il punto fondamentale e immutabile del disegno di Schrader era la perfetta disposizione della lente frontale e della sezione posteriore, perfettamente parallele così da garantire la messa a fuoco in ogni scatto.






Questi modelli riscossero grandissimo successo: nel 1922 fu creato un modello più grande della prima Makina, e nel 1933 il modello Makina II prevedeva un telemetro accoppiato per una messa a fuoco al massimo della precisione.
Alla fine degli anni '40 la Plaubel si concentrò sulla produzione di macchine fotografiche professionali da studio visto il calo sempre maggiore dell'interesse verso i suoi prodotti e la concorrenza sempre maggiore.


sabato 10 novembre 2012

La Cerniera Lampo

La cerniera lampo è un oggetto molto comune nella vita quotidiana, la troviamo su vestiti, borse, astucci, zaini e molto, molto altro. Ecco la sua storia:
Classica Cerniera Lampo


La cerniera lampo fu inventata dallo svedese Gideon Sundbäck nel 1913, il quale prese l'idea da un sistema studiato per allacciare le scarpe. Questo "chiudi-scarpe" era costituito da due file di gancetti metallici uniti da un cursore metallico.
Oltre al perfezionamento di questo oggetto, Sundbäck progettò il il sistema per produrre in serie il suo oggetto,  ne ridusse così i tempi ed i costi di produzione.




Il Progetto di Sundbäck


Il primo nome pensato per questo prodotto fu "Hookless Fastener" ma fu cambiato successivamente in "Zipper" in riferimento alla velocità con la quale si chiudeva e al rumore prodotto durante la chiusura.
I primi successi arrivarono attorno al 1923 quando la società Goodrich cominciò ad utilizzare la cerniera lampo per la produzione di galosce. Dagli anni '30 la cerniera lampo venne utilizzata in ogni campo, a partire dall'abbigliamento, fino a divenire onnipresente.

Questa invenzione non costituisce solo un modo alternativo per chiudere qualcosa, è un segno indelebile sulla moda, un' invenzione di cui non potremmo fare a meno, senza la quale sarebbe difficile concepire molti degli oggetti che utilizziamo quotidianamente. Molti capi, come l'abbigliamento per motociclisti, sarebbero inconcepibili senza le numerose e, a volte superflue, zip che li caratterizzano.


giovedì 8 novembre 2012

La Matita Dixon

Sono molti gli oggetti che utilizziamo quotidianamente di cui però non conosciamo l'origine, l'inventore o come vengano prodotti. Per esempio la matita; da dove viene la matita?!



Matita Dixon

Il nome della matita viene spesso associato al nome Dixon a causa dell'enorme produzione in serie e della qualità eccellente dei prodotti uscenti da questa ditta in risposta ad un mercato dove la domanda era sempre maggiore mentre i costi ed i tempi dovevano essere minimi. Si ricorda che già nel 1872 la J. Dixon Crucible Company produceva oltre 80'000 lapis al giorno quando, appena 10 anni prima gran parte della popolazione mondiale utilizzava penna e calamaio.
Joseph Dixon non fu però l'inventore della prima matita, né della sua caratteristica struttura in legno.  


La storia del primo lapis ha origini con il francese Nicolas Jacques Conté che viene considerato l'inventore della moderna matita.                                              Prima del suo arrivo i lapis venivano prodotti con grafite estratta da una miniera inglese, tagliata in strisce e rivestita di legno. Alla fine del 18° secolo fu necessario trovare un procedimento alternativo per la produzione di matite, visti i costi sempre maggiori dell'estrazione della grafite dalla miniera. Si pensò quindi ad utilizzare grafite in polvere, sistema utilizzato ancora oggi. L'origine del classico rivestimento giallo risale al fatto che la miglior grafite al mondo proviene dall'Oriente, precisamente in una miniera al confine tra Siberia e Cina.
Joseph Dixon, vissuto a cavallo tra il 18° e 19° secolo, iniziò a lavorare come stampatore e fotografo e durante il suo lavoro si interessò molto alle nuove tecnologie così nacque l'idea di produrre lapis. I suoi primi lavori risalgono al 1829 ma diventò ben presto il più importante leader di questo settore. Le sue apparecchiature erano caratterizzare da un design ingegnoso, da una tecnologia avanzatissima per il periodo e da un costo minimo di produzione contrapposto al grandissimo numero di prodotti sempre pronti. 

La sorprendente e perfetta produzione in serie ma soprattutto la qualità dei lapis prodotti da questa ditta fu garanzia di successo per questa ditta tanto da ricollegarla per sempre all'idea di matita.







mercoledì 7 novembre 2012

Poltrona Bibedum

Oggi parliamo di un pezzo storico progettato dall'artista Eileen Gray che, sebbene abbia progettato anche edifici, non possedeva vere e proprie capacità e formazione da architetto e nella sua vita si concentrò su alcuni complementi d'arredo di grande importanza.
Parliamo della Poltrona Bibedum:

La Poltrona Bibedum

Questo oggetto venne creato tra il 1925-1926 per l'appartamento di Madame Mathieu Lèvy situato a Parigi e vinse un importante riconoscimento quando, negli anni 70, il mobiliere Zeev Aram decise di rimettere in produzione alcuni produzioni del catalogo della Gray.
La poltrona, detta "Bibedum - Il Copertone Vivente", riprende la mascotte dell'azienda Michelin creata nel 1898 sia per il nome che per la forma arrotondata.

Caratteristiche: 
Rivestita in pelle, con una caratterstica imbottitura tubolare, montata su una base realizzata in tubo d'acciaio cromato, essa rappresentava un approccio ricco e lussuoso ai traguardi estetici modernisti.
Diversamente dai suoi colleghi contemporanei come Le Corbusier, la Gray non condivideva i rigidi concetti estetici del Funzionalismo dell'era delle macchine preferendo, invece, fondere la più sontuosa materialità dell'Art Deco.
I mobili dell'artista non furono mai concepiti per una produzione di serie ma resta anche oggi un pezzo d'elite diventando una vera e propria icona del design internazionale.


Utilizzo della Poltrona Bibedum